Il laser nella rimozione delle lesioni cutanee

Che cos’è?

Un’apparecchiatura laser è un complesso sistema  fisico-ottico in grado di emettere radiazioni luminose monocromatiche e collimate quando invece la luce solare risulta composta dalla somma di più colori (visibili nell’arcobaleno dopo la pioggia) raccolti in un fascio divergente.

Il Laser è oggi entrato prepotentemente nella pratica dermatologica ambulatoriale per la rimozione terapeutica  precisa e delicata di svariate lesioni cutanee  ma con il preciso intento di salvaguardare l’estetica.

La peculiarità di emettere fotoni con la medesima lunghezza d’onda qualifica i vari tipi di laser che proprio sulla base dei rispettivi cromofori (bersagli) cutanei identificano il rispettivo campo di azione. Si possono così distinguere laser ablativi, vascolari e pigmentari con i rispettivi  bersagli  rappresentati da acqua emoglobina e melanina ( ma anche i pigmenti dei tatuaggi ) ognuno  interpretabile come esca ottica capace di catturare  specifiche lunghezze d’onda.

A seconda della regione spettrale di emissione esistono apparecchiature laser fra loro diverse. Il laser CO2 ( emissione a 10600 nm nel lontano infrarosso ) ha come specifico bersaglio l’acqua e può essere utilizzato come bisturi per incidere ma anche per recidere svariate lesioni peduncolate che non necessitino di esame istologico. Il laser ad argon  a KTP/532 e il Dye laser (lunghezze d’onda  nell’intervallo 500-600 nm) avendo per cromoforo elettivo l’emoglobina vengono impiegati con successo per la rimozione di lesioni vascolari superficiali come le venuzze dilatate del volto e gli angiomi di vaste dimensioni e per la rimozione dei  tatuaggi colorati. Il laser ad alessandrite a rubino e a diodo (lunghezze d’onda comprese in 700-800nm) hanno il cromoforo elettivo localizzato nella melanina e vengono usati  per la fotodepilazione.

 

Come funziona?

Per effetto foto termico –  trasformazione dell’energia luminosa in calore –  si ottiene un riscaldamento progressivo delle componenti cellulari ed extracellulari sede di cromoforo sino a fenomeni di vera e propria vaporizzazione con ebollizione e conseguente danno selettivo con eliminazione delle parti coinvolte sotto forma di fumi e tessuto necrotico.

Questa modalità di azione è particolarmente evidente nell’operatività del  Laser CO2 che a seconda della durata potenza e densità di energia dell’impulso insieme alla ripetitività dei passaggi manifesta alterazioni biologiche tipicamente progressive a carico della pelle che vanno dalla vaporizzazione delle componenti più superficiali dell’epidermide per caratteristico effetto  scoppio  alla coagulazione delle proteine della matrice dermica sino alla carbonizzazione.

Rimane evidente che il senso della chirurgia laser trova  logica applicazione se non si arriva alle compromissioni termo- indotte  più estreme per il rischio di ritardata  riparazione della ferita e  comparsa di cicatrice; esistono  pertanto dei ritorni visivi all’occhio esperto del dermatologo in grado di aiutare a decifrare la profondità di azione in modo da evitare proprio quelle circostanze di esagerata potenza ripetutamente applicata.

Da qui è facile intuire come il laser ablativo chirurgico super pulsato CO2 offra  all’operatore ampi margini di sicurezza e costituisca uno strumento estremamente versatile, efficace,  preciso, poco invasivo, a rapida operatività  seguita da  scarso gonfiore e arrossamento post-operatorio tali da garantire veloci  riepitelizzazioni  con ottimi risultati estetici e funzionali.

 

A cosa serve?

Le molteplici patologie cutanee che trovano beneficio dall’uso di questa metodica riguardano condizioni infettivo-contagiose (verruche, condilomi) alcuni tipi di nei (nevo epidermico, nevo dermico, lentigo solari e macchie da deposito di pigmento melanico e non) le cheratosi seborroiche (lesioni epiteliali benigne vegetanti giallo-nerastre spesso moriformi e untuose)  gli xantelasmi palpebrali (depositi giallastri di materiale grasso delle regioni perioculari)  alcune lesioni tumorali (carcinoma basocellulare, malattia di Bowen, cheratosi attiniche)  le cicatrici (postacneiche, da varicella, chirurgiche, postraumatiche e cheloidee) il fotoinvecchiamento cutaneo ( tecnica del resurfacing cioè del ringiovanimento della cute del volto)  gli esiti della rosacea (correzione del rinofima cioè dell’imponente aumento di volume del naso).

Xantelasmi palpebrali

Dopo 2 mesi e mezzo da una seduta di laserchirurgia con Laser CO2 superpulsato

Nevo dermico del volto
Guarigione dopo l’asportazione con Laser CO2
Basaliomi del volto
Guarigione a 50 giorni dall’intervento con Laser CO2