Che cos’è?

La dermatite atopica è una malattia della pelle autorisolutiva di tipo eczematoso ad andamento cronico e recidivante con impronta spesso familiare a forte impatto sociale e in costante aumento nel mondo occidentale. Il 10% della popolazione risulta esserne coinvolto con prevalenza per l’età neonatale e pediatrico-adolescenziale anche se non sono rari  i coinvolgimenti dell’età adulta dove probabilmente la patologia è sottostimata per errori di interpretazione diagnostica: le forme paucilesionali a carico del condotto uditivo esterno ma anche dell’area perineale (ano, vulva) ne sono un esempio.

Rinite allergica e asma sono manifestazioni  patologiche accessorie di frequente accompagnamento a configurare una condizione di predisposizione genetica definita atopia, per cui è possibile rintracciare in proporzioni variabili nei parenti queste stesse malattie dell’apparato respiratorio e/o cutanee.

 

Qual’è la causa?

Sono state ipotizzate diverse cause come responsabili della dermatite atopica. In particolare alcuni alimenti (uova, latte,crostacei, cioccolato, arachidi, spezie, frutta tropicale) e specifici  inalanti (acari della povere, pelo di animali), perché spesso riscontrati come responsabili di rinite e asma,  per estensione sono stati erroneamente  ritenuti la causa della manifestazione cutanea. Si è notato come  circostanze a forte impatto emotivo (stress) e cambiamenti stagionali abbiano una qualche influenza nello scatenare e/o peggiorare la dermatite.

L’unica certezza risiede nel provato meccanismo allergico, modernamente ritenuto a doppia valenza (umorale- anticorpale e cellulare di tipo ritardato), che da taluni è interpretato come processo autoimmune.

Dal punto di vista biochimico le indagini sul sangue dei pazienti affetti non rivelano alterazioni tali da comportare  implicazioni prognostiche ed evolutive  né tanto meno terapeutiche,  per cui il frequente riscontro di aumento del valore di IgE totali ha solo un valore accessorio da meglio inquadrare e definire nel contesto di una eventuale patologia di accompagnamento. Altrettanto inutili dal punto di vista dermatologico sono il RAST per alimenti e inalanti come pure l’esecuzione del Prick-test.

 

Dove e come si manifesta?

Le espressioni cutanee della malattia variano a seconda dell’età di esordio con lesioni che appaiono più intensamente eritemato- edemato-vescicolose nei primi mesi di vita per divenire meno arrossate nell’età pediatrica sino ad  approdare a manifestazioni decisamente “spente” nell’adulto.

Il prurito, spesso violento, è una costante. Le sedi maggiormente interessate sono il volto con risparmio delle aree periorifiziali nel lattante (viceversa nel bambino e nell’adolescente), gli arti con tipico interessamento delle pieghe, il collo, il dorso di  mani e piedi  nonché le caviglie e i polsi. La pelle si mostra intensamente arrossata con produzione di fragili microvescicole  che abrase portano alla formazione di squamo-croste mieliceriche e talvolta ematiche.

Nell’adulto la caratteristica infiammatoria della malattia va progressivamente esaurendosi sino  a configurare un quadro di importante prurito con secchezza cutanea (chiamata xerosi) nelle aree classicamente sede di malattia. Particolare attenzione bisogna porre alle temibili complicanze infettive soprattutto di natura erpetica che possono talvolta sovrapporsi al fine di instaurare tempestivamente idonea terapia antivirale.

 

Come si cura?

La terapia di restrizione alimentare, anche se molto considerata dai pediatri e dagli allergologi, non è assolutamente di nessun aiuto al malato di dermatite atopica: l’evitamento  di un nutriente che gratifichi può invece peggiorare la situazione per il sopraggiungere di stress da privazione.

Anche  il tentativo di bonificare l’ambiente circostante dagli acari della polvere non sortisce alcun miglioramento.

La terapia con cortisonici locali o con farmaci immunosoppressori topici (tacrolimus) è di qualche utilità anche se va precisato che le applicazioni risultano molto impegnative.

Un cardine irrinunciabile della prevenzione-terapia è l’applicazione costante di emollienti (creme idratanti) specie dopo la fase di acuzie allo scopo di “ristrutturare” lo strato corneo epidermico cronicamente fissurato. I cortisonici per via generale vanno riservati ai casi più impegnativi caratterizzati da spiccata componente infiammatoria ed essudativa.

L’importanza della luce solare come possibile efficace strumento terapeutico discende  dall’osservazione che la dermatite atopica migliora durante la stagione estiva in ambiente di vacanza marino o montano.

La valenza positiva della radiazione solare, grazie alle attuali sofisticate tecnologie, è stata così trasferita  nella moderna validissima Fototerapia UVB a banda stretta che, su di una pelle opportunamente preparata, sortisce notevoli e stabili risultati nel tempo con scomparsa di tutte le manifestazioni cutanee e dello stesso invalidante prurito. Il numero delle sedute previste da questa terapia fisica varia da 1 a 3 nella settimana per un ciclo comprendente 15-20 applicazioni: trascurabili sono gli effetti collaterali con possibilità di intervento già dopo i 6 anni di età. La durata della singola seduta è di qualche minuto.