Che cos’è?

La vitiligine è una malattia non contagiosa e asintomatica della pelle caratterizzata dalla carenza più o meno importante di pigmento melanico  che si esprime attraverso la comparsa di chiazze bianche ben delimitate variabili per forma dimensione e numero.

Secondo la distribuzione delle lesioni si possono distinguere un tipo focale,  uno segmentale e uno generalizzato.

Colpisce il 2% della popolazione, insorge spesso prima dei 20 anni.

 

Qual’è la causa?

Ignota è la causa.

Una storia familiare di malattia  nel 30-35% dei casi fa pensare a predisposizione genetica per lo sviluppo della vitiligine.

Non di rado si associa a diverse malattie autoimmuni quali tiroidite di Hashimoto,  morbo di Basedow,  gastrite atrofica, diabete mellito di tipo I, malattia di Addison, anemia perniciosa.

La natura di queste  possibili malattie di accompagnamento fa pensare anche per la vitiligine ad un meccanismo di autoaggressione nei confronti dei melanociti presenti normalmente nello strato basale dell’epidermide con successiva perdita di pigmento melanico. Numerosi studi scientifici hanno inoltre variamente documentato  una  risposta immunitaria locale mediata dai linfociti T volta proprio a distruggere i melanociti pur non essendo  ancora chiaro se il sistema di difesa intervenga primitivamente perché geneticamente alterato o secondariamente perché uno stimolo a noi sconosciuto è in grado di alterare la normale struttura di superficie del melanocita che diviene così bersaglio dell’impianto immunitario.

Dal punto di vista microscopico si evidenzia a carico dell’epidermide la totale scomparsa della melanina e quella apparente dei melanociti: secondo diversi studiosi si ritiene infatti che essi siano ancora presenti all’interno delle macchie ma funzionalmente non efficaci nel processo di melanogenesi, fatto che spiegherebbe la ripresa di pigmentazione dall’interno delle chiazze dopo adeguata terapia.

Traumi psichici ma anche fisici sono da considerare  fattori scatenanti la comparsa progressivamente ingravescente delle tipiche macchie acromiche a volto  estremità e  genitali.

L’andamento della malattia è cronico e capriccioso con lesioni che rimangono stabili per anni o che per converso progrediscono rapidamente mentre solo in alcuni casi si arriva a guarigione spontanea.

 

Come si cura?

La terapia ha oggi fatto notevoli progressi anche se richiede tempi lunghi.

Viene modernamente impiegata  la Fototerapia UVB a banda stretta 311nm, NB-UVB, che offre il vantaggio di non utilizzare farmaci fotosensibilizzanti e quindi di non avere praticamente effetti collaterali. Tempi e modi della cura possono variare da soggetto a soggetto anche se indicativamente ci si attiene a sedute trisettimanali per tempi di pochissimi minuti senza fastidio alcuno per un totale di 20-30 sedute a ciclo  per 2-3 cicli all’anno. Il paziente dopo ogni seduta può tornare immediatamente alle proprie occupazioni ma dovrà attendere anche fino a 3-4 mesi i primi segni di repigmentazione che diventerà buona se non completa nell’arco di 1-2 anni.